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Concordato preventivo biennale e cause di decadenza
L’Agenzia delle Entrate ha affrontato alcune fattispecie che possono determinare la decadenza o la cessione dal CPB. Vediamo nello specifico le varie situazioni.
Successione o donazione d’azienda
Il primo caso riguarda la situazione in cui un imprenditore individuale che ha aderito al concordato preventivo dia vita ad una successione o ad una donazione d’azienda. Normalmente, una successione ereditaria non impedisce di continuare l’attività in quanto subentrano gli eredi. Tuttavia, nel caso del CPB, gli eredi non sono gli stessi soggetti che hanno aderito al precedente concordato. Per questo motivo, la morte dell’imprenditore individuale che ha aderito al CPB determina la cessazione del CPB come previsto dall’art. 21, comma 1, lettera b), D.lgs. n. 13/2024. Lo stesso si applica anche in caso di donazione d’azienda.
Conferimento di partecipazioni
Il secondo caso riguarda due SRL aderenti al CPB che conferiscono partecipazioni o crediti. L’Agenzia delle Entrate, come stabilito dall’art. 21, comma 1, lettera b-ter), D.lgs. n. 13/2024, ricorda che se l’ente aderente risulti interessato da fusione, scissione o conferimento, si verifica una causa di esclusione. Considerando che la norma non fa distinzione tra imprese conferente e conferitaria, si verifica una causa di cessazione dal CPB per entrambe le società coinvolte. La cessazione si applica anche in caso di aumento di capitale in seguito a un conferimento in denaro.
Cessazione di ramo d’azienda
L’Agenzia delle Entrambe, citando nuovamente l’art. 21, comma 1, lettera b-ter), del D.lgs. n. 13/2024 e la Circolare n. 18/E/2024 ha precisato che anche in caso di cessione di un ramo d’azienda si verifica una causa di cessazione del CPB. Il motivo risiede nel fatto che la società che aveva aderito al CPB aveva differente capacità reddituale rispetto al nuovo assetto economico che si viene a creare a seguito all’operazione straordinaria.
Decadenza del concordato e infedele dichiarazione
L’art. 22, comma 2, lettera b), del D.lgs. n. 13/2024, prevede che il concordato cessa di produrre effetto per entrambi i periodi d’imposta se a causa della comunicazione inesatta o incompleta dei dati rilevanti ai fini dell’applicazione degli ISA emerge un minor reddito o valore netto della produzione oggetto del concordato per un importo superiore al 30%. Per questo motivo, nel caso in cui da un soggetto che ha aderito al CPB emerga un’infedele dichiarazione nel periodo 2023, a causa di ricavi non dichiarati per un importo inferiore al 30% degli stessi, i quali però se inseriti nel modello ISA del medesimo periodo d’imposta avrebbero determinato una proposta di concordato superiore al 30% rispetto al reddito concordato, si verifica la decadenza dal concordato. Considerando che la norma parla di inesatta o incompleta comunicazione dei dati rilevanti ai fini ISA, anche le rettifiche ai fini IVA comportano la decadenza ai sensi dell’art. 22, comma 2, lettera b), D.lgs. n. 13/2024.
Decadenza dal concordato e Integrazione volontaria
Il combinato disposto dell’art. 22, comma 1, lettera a) e comma 2, lettera b), del D.lgs. n. 13/2024 prevedono la decadenza dal concordato se, nel corso di un accertamento, emergano errate comunicazioni dei dati ISA. L’art. 22, comma 1, lettera b) del decreto, invece, riguarda le integrazioni del contribuente che hanno effetto sul reddito o sul valore della produzione netta che hanno determinato la proposta di concordato con possibilità di ravvedimento operoso.
Rimane ora da chiarire se un’integrazione volontaria dei dati ISA con riferimento al periodo 2023, comporti o meno la decadenza dal concordato, a prescindere dagli effetti percentuali sul reddito, nel caso in cui il contribuente procede a regolarizzare la differenza con il ravvedimento operoso nell’anno 2023. L’Agenzia ha precisato che se il contribuente proceda a regolarizzare tramite il ravvedimento, questo determina l’irrilevanza ai fini della decadenza dal concordato con riguardo alle sole fattispecie che sono richiamate nell’art. 22, comma 1, lettera e) e comma 2, lettere a) e b), del D.lgs. n. 13/2024. In altre parole, la causa di decadenza di cui all’art. 22, comma 2, lettera b) del decreto, non smette di applicarsi per effetto della previsione di cui al comma 3.